Si comincia con una robusta ma plastica Shelter, che porta con sé sonorità sul limite del vintage. 2) è contrassegnata da suoni di provenienza più british, alcuni dei quali beatlesiani, ma stesi su una tavolozza variopinta e dalle trame differenti. 
Cori e chitarra gli elementi distintivi di 3, almeno sulle prime. Ritmi alti e quasi danzerecci su 4, brano disinvolto e accattivante
Black Parrot torna a proporre suoni robusti, vicini a idee hard rock, su ritmi non aceleratissimi. Velocità a tratti maggiore, ma atmosfere più oscure in The Liars, che si gioca tutta su un’alternanza di luci improvvise e tunnel al buio. 

Ritmi molto veloci e senza compromessi per Holland park, che tende a non prendersi troppo sul serio. Molto più solenne al contrario A Girl Called Sunshine, con tastiere e una batteria che punteggia i crescendo. 

Si torna a giocare un po’ con i suoni in Phoenix, che ha ritmi alti e chitarre in evidenza, anche se anche qui l’hammond si fa sentire. Wonderland apre su sonorità elettroniche per virare su un blues-funk piuttosto articolato. 
Il disco è molto fresco e non cade nella tentazione di ripetere all’infinito le formule che funzionano: anzi si apprezza come cambino spesso e con generosità gli orizzonti sonori. Nonostante un’indole che punta verso il pop,  

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